Ora sono otto i Paesi che hanno ripristinato i controlli alle frontiere interne dell’Unione Europea. Dopo la decisione dei Paesi Bassi di sospendere temporaneamente il trattato di Schengen per arginare i flussi migratori non regolari anche Austria, Germania, Francia, Svezia, Slovenia, Danimarca e Norvegia (quest’ultima, pur non facendo parte dell’UE, è comunque integrata nell’area Schengen) hanno adottato questa politica.
Questa è una cosa molto grave per il sistema di libera circolazione di persone, che finora ha caratterizzato l’Europa.
Le ragioni che hanno portato a queste scelte sono grosso modo le medesime per tutti gi stati ed oscillano tra sicurezza e immigrazione. L’Olanda è contro l’eccessivo afflusso di migranti non regolari, mentre la Norvegia ha deciso di estendere i controlli fino a fine 2024, giustificando la scelta con timori legati alla minaccia terroristica, in particolare per quanto riguarda la protezione di obiettivi ebraici e israeliani.
Lo spazio Schengen è stato creato nel 1985 grazie ad un accordo tra cinque nazioni – Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.
Quell’area inizialmente coinvolgeva solo pochi paesi mentre oggi si estende su oltre 4 milioni di chilometri quadrati e comprende circa 420 milioni di persone, abbracciando 29 stati, tra cui 25 membri dell’Unione Europea (con l’eccezione di Irlanda e Cipro) e i quattro paesi dell’Associazione Europea di Libero Scambio (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
Ogni giorno, nell’area Schengen, circa 3,5 milioni di persone attraversano le frontiere interne per andare al lavoro, studiare o far visita ai propri cari.