Decreto Infrastrutture 2025: nuove misure per logistica e trasporti

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Infrastrutture 2025, un pacchetto di interventi attesi da tempo dal mondo dell’autotrasporto. L’obiettivo è chiaro: migliorare efficienza, sostenibilità e condizioni operative in uno dei settori chiave per l’economia italiana.

Indennizzo automatico per i tempi di attesa

Una delle novità più significative riguarda l’introduzione dell’indennizzo automatico per i tempi di carico e scarico. Se il fermo mezzo supera i 90 minuti, l’autotrasportatore ha diritto a un risarcimento economico, senza dover avviare lunghe procedure. Una misura che punta a valorizzare il tempo di lavoro e a contrastare ritardi non giustificati.

Pagamenti puntuali e maggiore vigilanza

Il decreto introduce strumenti di vigilanza rafforzata contro i ritardi nei pagamenti. Garantire puntualità nei flussi economici è essenziale per la tenuta finanziaria delle imprese del settore. Con questa misura, lo Stato intende tutelare soprattutto le PMI dell’autotrasporto, spesso penalizzate da tempistiche troppo lunghe.

Incentivi per il rinnovo del parco mezzi

Con uno stanziamento di 6 milioni di euro, il decreto sostiene l’acquisto di veicoli industriali più moderni, sicuri e a basse emissioni. Un segnale importante verso una logistica sostenibile, in linea con gli obiettivi europei di riduzione dell’impatto ambientale. Rinnovare il parco mezzi è anche sinonimo di maggiore sicurezza su strada.

Spinta all’intermodalità e ai porti

Il Governo punta anche a potenziare i collegamenti intermodali e a investire in infrastrutture portuali, per ridurre la congestione e migliorare l’efficienza dei flussi logistici. Strada, ferrovia e mare devono dialogare in modo più fluido per rispondere alla domanda crescente di trasporto merci in modo rapido e sostenibile.

Burocrazia e rischi di concentrazione dei fondi

Nonostante i segnali positivi, il Decreto Infrastrutture 2025 non è privo di ombre. La burocrazia resta un ostacolo concreto, e la mancanza di riforme strutturali limita l’efficacia degli interventi. Inoltre, esiste il rischio che i fondi stanziati vengano concentrati in poche mani, escludendo le realtà più piccole e periferiche.

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